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University2Business, ecco i dati di “Il futuro è oggi: sei pronto?”

Alla domanda: “Il futuro è oggi: sei pronto?”, in Italia si potrebbe tranquillamente rispondere di no. Ed è proprio questo l’interrogativo che University2Business ha posto agli studenti universitari del nostro paese, ricevendo in cambio una negazione su una larga parte del campione preso in analisi.

Ma andiamo con ordine, sviscerando i dati raccolti da University2Business. Se tutti gli studenti universitari usano internet e i social media, soloamente uno su cinque ha già fatto esperienza di progetti digitali come la gestione di un blog, un sito, una pagina Facebook oltre al profilo personale, un canale youtube o la vendita online.

Solo uno su quattro, invece,  dimostra conoscenze teoriche avanzate, riuscendo a dare la definizione giusta di concetti chiave delle tecnologie digitali applicate al business di oggi come mobile advertising, cloud, fatturazione elettronica o big data.

I dati migliorano per quando riguardano le competenze nello sviluppo software. Qui, infatti, il 10% degli studenti sa già sviluppare e oltre il 20% sta imparando a farlo, la metà di questi autonomamente e non all’università

Si inizia a diffondere, inoltre, il desiderio di avviare un’impresa: il 30% degli universitari ha frequentato un corso su come creare una nuova azienda (nel 18% dei casi all’università, nel 12% di propria iniziativa). Mentre quasi il 40% degli studenti dichiara di aver avuto almeno un’idea di business: di questi, uno su due ha anche avviato un’attività imprenditoriale o sta cercando di farlo.

Proseguendo con i dati raccolti da University2Business, emerge come l’utilizzo di internet e dei social media è per gli studenti soprattutto un mezzo per essere costantemente informati su cosa succede attorno a loro (41%), per esplorare il mondo (36%) e per aumentare la propria produttività (33%).

Il 60%, invece, utilizza più di un social network e più di una chat, con Facebook a detenere il primato per quanto concerne i social network e di Whatsapp per quanto riguarda le chat.

Uno studente universitario su cinque ha esperienza in progetti internet, ma nel 70% dei casi con risultati modesti in termini di audience e traffico. Nello specifico, il 13% degli studenti ha un proprio blog o un sito, ma solo uno su due aggiorna i contenuti almeno una volta alla settimana; il 23% degli studenti gestisce una pagina Facebook oltre al profilo personale, ma oltre la metà lo fa solo per divertimento o per parlare con gli amici; il 17% ha un canale YouTube, ma solo il 20% lo aggiorna almeno una volta alla settimana; il 36% ha usato almeno una volta internet per vendere qualcosa di proprio, ma solo uno su dieci lo ha fatto attraverso il proprio sito.

A livello teorico le percentuali sono abbastanza diverse. Alla domanda su cosa vogliano significhino effettivamente i diversi termini, il 12%  conosce la definizione di “cloud” , il 38% della definizione di “mobile advertising“. Se si considerano corrette anche le risposte con solo parziale o approssimativa del concetto, la percentuale con discreta conoscenza della teoria sale a quasi il 50%.

Infine, il 10% degli studenti sa già sviluppare e oltre il 20% sta imparando a farlo. Il 20% degli studenti che sa sviluppare non ha ancora realizzato nessun prodotto software finito. Tra chi l’ha già realizzato, invece, il 28% dichiara di avere sviluppato siti web, il 16% videogame e il 13% applicazioni mobile. Il linguaggio di programmazione più conosciuto è Java (58%), seguito da HTML (42%) e da SQL (21%). Quasi il 60% di chi sviluppa conosce un solo linguaggio di programmazione e solo il 18% ne conosce almeno tre. Per quanto le applicazioni mobile, le piattaforme più utilizzate sono Android (45%) e iOS (34%), ma sono diffuse anche HTML5 e Windows mobile (entrambe oltre il 20%). Sebbene quasi la metà di chi sviluppa (il 43%) lo faccia solo per divertimento, l’altra metà sviluppa per realizzare la propria idea di business o per aiutare un amico a farlo.

“In un’economia matura come quella italiana i due principali motori della crescita economica, sia a livello di PIL che di occupazione, sono rappresentati dall’innovazione digitale e dalla nuova imprenditorialità. Dalla ricerca di University2Business emerge però come la maggioranza degli studenti universitari italiani oggi si affacci al mondo del lavoro con una scarsa conoscenza della trasformazione digitale in atto nell’economia, con un approccio passivo al mondo digitale e con una scarsa sensibilità imprenditoriale – afferma Andrea Rangone, CEO di Digital360 –. Anche se si evidenzia, sorprendentemente, un gruppo di studenti trasversale rispetto alle facoltà e alle aree geografiche del Paese che ha capito l’importanza delle tecnologie digitali e sa utilizzarle in modo proattivo e progettuale, assumendo nel contempo uno spirito imprenditoriale”.

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