Fare impresa
GEM: in Italia paura di fallire tra le più alte al mondo
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma se si parla d’impresa c’è anche la paura di fallire. Questo in sintesi il quadro che emerge dagli ultimi studi effettuati dalla GEM, che hanno evidenziato quanto l’impreditoria guadagni terreno a livello globale, ma in Italia la paura di fallire è tra le più alte del mondo.
L’analisi di GEM, relativa al 2015, ha portato alla luce alcuni rilevamenti numerici. In percentuale, il 66% degli adulti nel mondo considera che l’imprenditorialità sia una buona scelta di carriera, più della metà della popolazione attiva dichiara di avere le possibilità e le capacità di avviare un business e il 21% degli adulti in 60 economie intende avviare un’impresa nei prossimi tre anni.
Relativamente all’Italia, però, addirittura meno del 5% degli adulti in età lavorativa lancia un nuovo business, a a causa di una paura di fallimento che si eleva al 57,5%, posizionando dunque il nostro paese addirittura al penultimo posto sui 60 che la GEM ha preso in analisi e successivamente classificato.
Un altro dato della GEM considerato le effettive competenze e conoscenze necessarie ad avviare un nuovo business. In questo specifico campo, solamente il 30.5% della popolazione, in una fascia di età tra i 18 e i 60 anni, ha dichiarato si sentirsi in grado di dare il via un’attività.
Questo quando emerso in Italia, ma nel resto del mondo? A livello globale ad emergere sono gli Stati Uniti, dove il 32% degli imprenditori dichiara un forte potenziale occupazionale, mentre in tutte le economie prese in esame i più alti tassi di attività imprenditoriale si trovano tra le fasce di età 25-35 e 35-44 anni.
Quasi la metà degli imprenditori nelle economie guidate dalla ricerca dell’efficienza operano nel commercio all’ingrosso o al dettaglio, mentre quasi la metà degli imprenditori nel gruppo denominato innovation driven, cioè guidato dall’innovazione operano nel settore IT, finanziaro, professionale, della sanità, dell’istruzione e dei servizi.
“Capire cosa inibisce e cosa favorisce lo spirito imprenditoriale in vari contesti non è mai stato così importante, poiché molte economie sono in difficoltà, in particolare i paesi in via di sviluppo, e la disoccupazione è in aumento – spiega Mike Herrington, direttore esecutivo di GEM e autore del rapporto – . Il Global Entrepreneurship Monitor permette di acquisire ulteriori prospettive sull’attività imprenditoriale, e di monitorare le best practice che contribuiscono a promuovere lo sviluppo delle piccole e medie imprese”.
“La capacità imprenditoriale di un’economia dipende dalla coesistenza di diversi tipi di comportamento imprenditoriale che facilitano la transizione da disoccupati a lavoratori autonomi, e poi da lavoratori autonomi a innovatori e creatori di posti di lavoro che operano a livello mondiale – conclude Slavica Singer, Professoressa all’università JJ Strossmayer di Osijek e autore del rapporto GEM – Tramite il Global Entrepreneurship Monitor, cerchiamo di diffondere questa consapevolezza cosicché i responsabili delle politiche imprenditoriali e le autorità di regolamentazione possano contribuire alla progettazione di ecosistemi imprenditoriali più favorevoli in tutto il mondo”.